21/01/11

sofferenza

Ragionando sul problema della sofferenza e il suo rapporto con il Bene (inteso qui come Dio): La questione è gigantesca. Sono arrivato a pensare che, in faccia alla sofferenza, non si può fare una riflessione del "perché" ma si "per cosa ", a quale scopo esiste. Il "perché" esige giustificazione e, tante volte, noi come umani non riusciamo a capire il disegni della fatalità. Lo imponderabile. Il "per cosa?","a quale scopo?", eleva il nostro pensiero a qualcosa di superiore. Senza risposte immediate. La domanda ha il potere di calmare la nostra mente dato che porta a credere che la sofferenza ci può condurre a un Bene maggiore. Questo fa si che il peso di questa sofferenza sia più leggero.

Un altro perché : Perché Dio non ha distrutto il Male permettendo così solo la esistenza del Bene? Lui é Onnipotente. Jacob Boehme, Filosofo tedesco del 500, risponde a questa domanda dicendo che senza la contrarietà non possiamo avere coscienza di noi stesse, se no ci fosse resistenza , non ci sarebbe la ricerca del Bene, che rimarrebbe occulto per la vita naturale. Il Male, come volontà contraria , fa che il Bene, o la volontà, voglia ritornare a la sua esistenza e causa prima; Dio.

La sofferenza permette vedere , sentire, sensibilizzare cose che tante volte non è concesso percepire . Il mondo materializzato apre spazio per la proiezione di un altro mondo.